Diaol del Berlinghet

Diaol del Berlinghet

10 Marzo 2021 Off di Biblioteca Berlingo

L’espressione “Diaol del Berlinghèt”, nota non solo a Berlingo e Berlinghetto ma in molti paesi della Bassa Bresciana e oltre, fa riferimento a due storie diverse che don Adriano Santus, successore del compianto parroco Don Giovanni Cominelli, ha scovato nell’Archivio Parrocchiale di Berlinghetto in un faldone intitolato:

“8 febbraio 1961 – 25 febbraio: El diaol del Berlinghét”.

Esso contiene:

  • la prima storia, antica e fantasiosa, tramandata nel tempo, che avrebbe dato origine al detto “Diaol del Berlinghèt”;
  • il diario di don Giovanni nei giorni del 1961 nei quali si sono manifestati a Berlinghetto, in casa privata, strani fenomeni riconducibili , per alcuni, a forze maligne.

Nelle pagine a seguire riportiamo sia l’antica storia fantasiosa sia il diario di don Giovanni del 1961.

Troverete inoltre, relativamente ai fatti del 1961, gli articoli del “Giornale di Brescia”. I fatti del 1961 sono ancora presenti nella memoria di molti Berlinghesi ed è per questo che Felice Coffetti ha voluto che si rivivessero procurando anche gli articoli del giornale locale.

Un grazie va a don Adriano Santus che ha trovato la documentazione e l’ha pubblicata sui bollettini parrocchiali di Berlinghetto.

LA STORIA FANTASIOSA

Ecco invece l’origine di “El Diaol del Berlinghét”.

Tanti, tanti anni fa, cento? duecento? non si sa, nel piccolo villaggio del Berlinghetto, frazione del Comune di Berlingo, abitavano due signore, due vecchie sorelle “zitellone” bisbetiche, soprannominate “cicalone”, le quali, a sentir loro, erano le più intelligenti e le più brave.

Mentre regnava la povertà, esse, riccone, vivevano nell’opulenza, e se sfuggiva loro di mano, in elemosina, qualche spicciolo, se ne vantavano come grandi benefattrici.

A Berlinghetto viveva pure un uomo, abbastanza bizzarro, che si dilettava di pittura, e non è che i suoi quadri fossero sempre di disinteresse al pubblico, anzi, alcuni dei suoi quadri bizzarri, nonostante fosse comunemente chiamato “il Pintorello”, destavano l’attenzione del pubblico, se non altro per le loro bizzarrie, proprio come quello di cui ora vi sto narrando la storia…

Ora, questo “Pintorello”, che si chiamava Sempronio, chiese il permesso al Comune di Berlingo di dipingere un quadro religioso su una delle pareti della chiesina, ormai fatiscente, del Cimitero.

Il Comune di Berlingo, pur conoscendo il… “pittore” e le sue bizzarrie, in principio era indeciso, ma poi, prevedendo che quella vecchia chiesina nell’arco di poco tempo doveva essere abbattuta e sostituita da una nuova, dietro le insistenti domande di Sempronio (il… pittore) decise di concedere il permesso, convinto che i suoi… “scarabocchi” avrebbero durato poco, appunto per il prossimo abbattimento della chiesina.

Fuori di sè dalla gioia, il “pittore” si mise all’opera con grande impegno. Aveva in mente una grossa burla: voleva umiliare le due “pettegole” di Berlinghetto, voleva smascherare la loro ipocrisia. conciossiaché essendo esse spilorce, si definivano grandi benefattrici, e pur essendo delle bisbetiche e fanfarone, le due “cicalone” volevano passare come delle signore serie e stimate. Ma in verità, di “stima” ce n’era ben poca.

Il nostro “pittore”, dunque, cominciò con grande entusiasmo il suo lavoro. Si lambiccava il cervello per poter ben fissare nella mente, possibilmente più precise, le fisionomie delle sue “vittime”, le due “cicalone”. Ma, per ottenere questo, era necessario guardarle e fissarle bene con frequenza.

Per verità, non era questo un impegno tanto arduo, poiché le due “cicalone”, impeccabilmente, sempre alla stessa ora, le nove del mattino, comparivano sulla strada tutti i giorni per la loro quotidiana passeggiata.

Il nostro pittore conoscendo questa loro abitudine si mise subito in azione, con impegno e grande diligenza. Coincidenza volle che il suo lavoro fosse di stradino comunale: poteva cosi facilmente incontrarle senza suscitare sospetti.

Conoscendo l’orario in cui le due gitanti si trovavano nei vari luoghi della strada, Sempronio vi si portava poco prima coi suoi strumenti di lavoro, eseguendo intanto il suo lavoro e attendendo con impazienza il loro arrivo. Al loro giungere smetteva il lavoro, si volgeva verso di loro, si inchinava, levandosi il cappello, le salutava umilmente, e furbescamente le intratteneva più a lungo in conversazione, scrutando con occhi di lince le loro fisionomie. Quindi le salutava cordialmente e senza farsi accorgere, correva al Cimitero, di cui aveva la chiave perché ne era il custode, e con grande cura fissava sulla parete della chiesina le varie parti delle due facce, ora la fronte, ora gli occhi, e così via, cercando di riprodurre fedelmente ciò che si era fissato nella mente mentre le scrutava durante la piacevole conversazione.

Lo “scrutinio” diligente, paziente, quasi quotidiano, perseverante, durò più di un mese, finché con grande gioia e soddisfazione del nostro “artista” comparvero sulla parete le facce delle due “cicalone” impeccabilmente simili all’originale.

Immaginate la grande gioia, la soddisfazione, la grande letizia del nostro “pittore”. Il più importante, il più necessario, il più preoccupante era fatto. Ora per Sempronio il resto era lavoro da ragazzi. Ci avrebbe pensato la sua fantasia spontanea e bizzarra a compiere l’opera. E fu per lui un divertimento.

La scena che il suo quadro doveva rappresentare lo stimolava. Man mano che il lavoro procedeva, il quadro andava sempre più completandosi, finché con immensa gioia del “Pintorello” giunse al termine.

Il quadro richiese il lavoro di tre lunghi mesi: uno di scrutinio e due di fantasia.

Cosa rappresentava quel quadro? La gente era impaziente di vederlo. Il nostro artista teneva sempre ferreamente chiusa la porta della chiesina, perché quel suo quadro doveva essere una sorpresa esilarante per la gente.

E venne finalmente il momento fatale!

Dopo di aver curato il quadro nei suoi minimi particolari, convinto che il quadro era al completo e segnalava con precisione la vera intenzione dell’autore, si decise di mostrarlo al pubblico. Fu una scena indescrivibile! esilarante al massimo, e il “Pintorello” fu portato alle stelle, con applausi scroscianti che non finivano.

Ma che cosa rappresentava quel quadro, da suscitare nel pubblico tanto entusiasmo? I commenti, i giudizi erano a non finire; naturalmente, non tutti concordi, a causa della presenza, su quel quadro, di quelle due anziane sorelle, dette “cicalone”, che il bizzarro Sempronio aveva voluto immortalare, fissando le loro immagini sopra una parete di una chiesina vecchia e fatiscente. Per fortuna le due protagoniste del quadro, essendo ormai di età avanzata, a distanza di pochi giorni erano passate a miglior vita, e fu loro risparmiata l’onta del dileggio, a meno che non l’avessero preso come un amorevole scherzo, se no quel povero Pintorello avrebbe conosciuto l’ira di Dio, o meglio “l’ira della donna” la quale deve essere terribile, essendo che la Sacra Bibbia dice: “Non c’è ira più grande dell’ira della donna”.

Ma proseguiamo la nostra narrazione.

Il quadro dunque era terminato la gente l’aveva ammirato e applaudito con grande entusiasmo, e l’autore gongolava di gioia. Quel quadrò sarebbe diventato famoso e avrebbe dato pubblicità a una piccola borgata sconosciuta e sperduta in mezzo ai campi. Infatti, chi non conosce la frase: “El diaol del Berlinghét”? frase confermata più tardi dalle vicende avvenute a Berlinghetto nel febbraio del 1961, come narreremo, ma sulla cui veridicità c’è da dubitare non poco, e si preferisce piuttosto pensare a una solenne turlupinatura.

Siccome vedo che la vostra curiosità è al colmo, e la vostra pazienza sta per avvicinarsi ai limiti, per cui è bene che accarezzi la vostra legittima curiosità, perché se oltrepassate i limiti, c’è pericolo che mi mandiate a…

Ma non voglio rendermi responsabile di una vostra frase certo non garbata, anche se purtroppo e tanto comune sulla bocca di non pochi. Ma facciamo presto, proseguite nella lettura e… buon divertimento (saluti a Sempronio!).

Una carrozza sgangherata; sopra, sedute, a braccetto, le due signore, piuttosto grassocce, con un succintissimo vestito rosso scarlatto, un ginocchio sopra l’altro, bocca spalancata, occhi stralunati, naso grosso. La loro fisionomia, salvo una birichina caricatura, e proprio tutta somigliante alle due “cicalòne”. Immaginate quanto avrà sudato Sempronio nel riprodurre quelle fisionomie, pur mettendole in ridicolo.

La carrozza è trainata da un grosso e terribile DIAVOLO, con due grosse corna e una lunga e spaziosa coda, in posizione di… “accarezzare” le facce delle sue “clienti”. Ha gli occhi torvi e infuocati, un naso lungo e appuntito, una boccaccia dalla quale escono fumo e fuoco, e ti sembra di sentire spaventosi grugniti.

Dietro la sua schiena è appeso un grande cartellone sul quale è scritta a caratteri cubitali, color rosso, questa frase:

VI PORTO ALL’ INFERNO

Questa è la copia, non si sa se è fedele, di una antica narrazione, che raccontava appunto le vicende delle due “cicalone”, di Sempronio e del suo quadro famoso, che diede origine alla frase altrettanto famosa:

EL DIAOL DEL BERLINGHET

Siccome la gente conobbe subito che le due signore erano di Berlinghetto, al diavolo che le stava trascinando all’inferno, attribuirono questo titolo: “Diaol del Berlinghét”.

I signori del Comune di Berlingo, come abbiamo detto, convinti che “gli scarabocchi” di Sempronio avrebbero durato poco, perché la vecchia chiesina doveva essere abbattuta e sostituita da una nuova, avevano dato il loro consenso.

Ma non fu così. Per incuria degli amministratori comunali o per mancanza di mezzi, quella chiesina non fu abbattuta, durò ancora non pochi anni, e il famoso quadro fu oggetto di continue visite, di grandi elogi al “Pintorello”, e la famosa frase “El diaol del Berlinghét” sfidò i tempi e sopravvisse alla chiesina e al quadro. Infatti in una notte di burrasca la chiesina fu ridotta in un cumulo di macerie, insieme al suo quadro.

Questa è la storia della frase a tutti nota, e che ormai tramonterà giammai.

Storia tutta vera? Tutto, o gran parte, frutto di fantasia? Ciascuno pensi ciò che vuole. Però bisogna ammettere che qualche cosa di vero non può mancare, se ebbe la forza di immortalare e render pubblico “El diaol del Berlinghét”.

Certissima fu l’esistenza del quadro, chiunque sia stato l’autore: Tizio? Caio? Sempronio?

Ai posteri l ‘ardua sentenza.

E le due “signore” in carrozza, condotte all’Inferno? Anche queste si perdono nel mistero.

1961 – DIARIO DI DON GIOVANNI

Si narrano qui gli strani fatti accaduti nella comunità di Berlinghetto nel febbraio 1961 (con strascichi in marzo) . La fonte è il Diario di don Giovanni Cominelli allora curato di Berlinghetto.

Così Don Adriano Santus introduce le vicende del 1961 narrate da don Giovanni Cominelli nel Diario di quei giorni.

“Diamo inizio alla narrazione di vicende vere, assai più recenti, con le quali si tentò di far credere, e quasi quasi vi riuscirono, che il Diavolo fosse ritornato a Berlinghetto per terrorizzare due povere famiglie sfuggite alla fame dal Sud d’Italia per trovare lavoro.

Colgo tutto letteralmente dal Diario fatto giorno dopo giorno, da chi facevasi raccontare tutto dai protagonisti, pur non prestando fede alcuna.”

Diario curioso di fantasie umoristiche su cose, apparizioni, avvenimenti da me mai visti,

ma raccontatimi giorno per giorno dai protagonisti.

Nella casa nuova di Arianti Lucia, mia ex domestica, abitata dalle due famiglie, oriunde di Caserta, Dell’Aquila Pasquale e Armando, fratelli.

  • Sabato 18 Febbraio 1961 ore quattro del mattino –

Leggero fruscio e toccamenti sul letto, di una mano invisibile. Ciò, nella camera di Pasquale, assente per lavoro. La sposa, i suoi tre bambini, la di lei sorella che si trovano a letto si alzano spaventati, e gridando corrono verso la camera di Armando, trovano socchiuso l’uscio della loro camera che son certe di aver chiuso a chiave come al solito.

Armando, con la sposa e la bambina viene nella camera del fratello, e si mettono tutti nello stesso letto. Armando è assolutamente incredulo.

Spenta la luce da pochi istanti, sul viso di Armando avviene una pioggia di bottoni contenuti in una scatola che era sopra una cassetta vicino al letto. Il coperchio che era sulla scatola era rimasto sulla cassetta, la scatola era andata sul viso di Armando, rovesciando i bottoni, che sfiorando il viso si erano poi sparsi, parte sul letto e parte in terra.

Armando si mette a gridare contro le donne, dicendo che non erano scherzi da fare. Ma le donne “giurano” che non si erano neppure sognate di fare uno scherzo simile. Allora il panico prese anche Armando.

  • Domenica 19 Febbraio 1961 ore 23 –

Nella stessa camera si sente un gran colpo. Le donne spaventate si precipitano ancora nella camera di Armando, che pure aveva sentito il colpo. Ritornano insieme e vedono un sasso quasi rettangolare sopra un’altra cassetta, e una delle verghe di ferro che prima si trovava appesa al tubo della stufa per fare asciugare i panni, posta sopra una sedia vicina.

  • Lunedì 20 Febbraio 1961 ore 15 –

Sono tutti a riposare nello stesso letto della suddetta camera. Si sente un gran colpo. Un sasso più grosso e di forma quasi rotonda aveva battuto fortemente contro la spalliera del letto dietro i capezzali; poco dopo un altro sasso batte con forza sopra una sedia nella piccola cucina di Armando. La sposa di Pasquale vide anche un fiasco che si trovava sui porcili, muoversi da solo.


Alle ore 16,30, il quadro appeso a capo del letto e rappresentante Gesù nell’orto, si staccava con rumore dai due chiodi di appoggio, restando appeso al chiodo di sopra dove era legato.


Alle ore 0,30 (mezz’ ora dopo mezzanotte). – Le due famiglie dormono nella camera di Armando, e nella piccola cucina adiacente vegliano Armando, Pasquale che era stato chiamato telefonicamente dal posto di lavoro, con Clerici Antonio cognato d’una loro sorella (Rosella sposa di Clerici Giacomo) e un giovane di Berlinghetto, N.N.

All’ora suddetta, la sposa di Armando (Pastore Rosetta) si sveglia, e sente un rumore come di scarpe di ferro graffianti sul pavimento. Si alza subito con la sorella della sposa di Pasquale, dopo aver acceso la luce, e mentre ambedue stanno per uscire di camera si sente un colpo fragoroso: un sasso piuttosto piccolo, di forma rotonda aveva colpito il lampadario, rompendolo, ma senza colpire la lampada, e cadendo sul letto con alcuni cocci del lampadario.

Chiamato sul posto, vidi tale sasso e i cocci. Era un’ora di notte, e mi fermai a vegliare in loro compagnia fino alle 5,30.

  • Martedì 21 Febbraio 1961, ore una fino alle 4,30 –

Durante la notte, sentivamo, fino alle 4,30, sentivamo con chiarezza, or forti or deboli, a varie riprese, battere dei colpi sopra il solaio.

Durante una perlustrazione, mentre io e N.N. eravamo presso il ripostiglio della cucina di Pasquale, un turacciolo umido cadde sulla testa di N.N.. Ci guardammo subito intorno; da che parte veniva? (Non certo dall’aldilà, ma sicuramente dalle tasche di N.N.)

  • Mercoledì 22 Febbraio 1961, ore 9,30 –

La cognata di Pasquale si trovava nel piccolo ripostiglio della sua cucina, e poco discosto, presso la scala del solaio c’era un bambino.

Un sasso rotolava dalla scala con fracasso, finendo ai piedi del bambino. Nella camera di Pasquale c’erano i due fratelli per riparare i tubi della stufa, e naturalmente subito accorsero.


Ore 21,45. – Sono presenti molti curiosi. I bambini, le madri e la ragazza sono a letto, nelle proprie camere. Nella camera di Pasquale erano presenti Dell’Aquila Rosella con vicino il fratello Pasquale, Forti Lauro (un giovane della Cascina Cinaglia di Travagliato), suo cognato Martinelli Alfredo e alcuni altri.

Il Forti dice di aver visto come l’ombra di un sasso (che fantasia!) muoversi dal pavimento sotto la finestra a Est, e, dirigendosi con fracasso verso il letto, passo sotto, andando a finire tra i piedi di Dell’Aquila Rosella, rotolando poi davanti a lui il quale lestamente lo raccolse, e affermò che quasi scottava!!!

Ero d’accordo che sarei andato alle ore 22 e avrei vegliato tutta la notte, ma un giovane corse a chiamarmi alle ore 21,45. Vegliai con tre persone e con Armando fino alle 5,30, mentre Pasquale era andato a dormire con la famiglia presso i Clerici e Rosetta, con la famiglia e la cognata di Pasquale dormivano nella camera di Armando. Ma per quanto ponessi la massima attenzione, non sentii più nulla.

  • Giovedì 23 Febbraio 1961, ore 12 –

Nella camera di Pasquale vanno Rosetta e la ragazza. Dopo un momento, (dicono) sentono un rumore. Presso la finestra a Oriente, compare un sasso facendo alcuni salti. Anche la taparella si era mossa. Però c’era nessun altro a vedere.

Ore 16. – Viene da me il giovane Clerici Umberto, e mi dice che è andato dal Rev. Parroco di Trenzano Don Luigi Troncana per far benedire la casa. Don Troncana suggerisce di far dire il rosario e pregare S. Giuseppe. Il giovane mi prega di recarmi questa sera in quella casa a fare le devozioni suggerite da Don Troncana. Assicuro che vi andrò. Colgo così l’occasione per far dire alcune preghiere a quelle famiglie e ad altri presenti.

La sera, fatta sgomberare la folla dei curiosi, raduno le due famiglie con alcuni altri nella camera di Pasquale. Recitiamo insieme il Santo Rosario, l’orazione a S. Giuseppe, all’Angelo Custode, e una preghiera per i Defunti. Data loro la benedizione sono andato a riposo. La notte passò tranquilla.

  • Venerdì 24 Febbraio 1961 –

Ore 10,30. – Cade un sasso nella camera di Armando …

Ore 14,00. – Un altro sasso nella piccola cucina di Armando …

Ore 15,00. – Un terzo sasso ancora nella piccola cucina di Armando …

La sera, giornalisti del Giornale di Brescia e l’Italia, di Milano, fanno un sopraluogo, chiedendo informazioni e facendo fotografie.

Il cronista del giornale di Brescia (si dice che sia un questurino indagatore) si ferma sul posto tutta la notte con la speranza di vedere qualche cosa.

  • Sabato 25 Febbraio 1961 –

Ore 24,25 – Camera di Pasquale – A letto ci sono i bambini, la sposa e Maria Grazia, sorella della sposa.

Sulla porta c’è il giornalista e Braga Giacomo, e dentro la camera sta seduto N.N. rivolto verso il letto e la finestra a Nord. Alcuni istanti prima delle 24,25, si alza la ragazza e va nella piccola cucina di Armando. Alle 24,25 si sente un rumore. Un sasso era caduto sulla cassa sotto la finestra a Nord ben chiusa, e rotolato a terra. N.N. corre a raccoglierlo. Il giornalista che era subito entrato esamina bene il sasso. N.N. aveva visto il sasso sulla panca e poi cadere in terra. Presolo in mano, affermò che era … molto … caldo!

Ore 15. Vengono i carabinieri di Travagliato, i quali sono completamente scettici, e con ragione. Infatti fin dalle prime indagini il maresciallo ha dei forti sospetti sopra certe persone.

Sabato sera comincia l’afflusso dei curiosi, dai paesi vicini. Sabato notte le due famiglie dormono nelle respettive camere e per tutta la notte vi fu tranquillità.

  • Domenica 26 Febbraio 1961 –

Nessun fenomeno … diabolico. Grande concorso di gente curiosa, da ogni parte.

Gli osti, specialmente “Nani Fra’” dell’osteria ai lati della chiesa, fanno affari d’oro, grazie al … diavolo che … getta i … sassi.

Osservazioni

Il parroco di Berlingo, Don Andrea Savio, fin da principio appoggia la convinzione della gente, che cioè si tratta di spiriti e di magie. “Farò di tutto per conoscere la persona che ha fatto il malefizio”.

Più volte al giorno veniva a Berlinghetto, e a tutti quelli che gli si avvicinavano per sentire il suo parere, diceva: “Questi spiriti potrebbero comparire sotto forma di cani, gatti, serpenti. Se vedete un cane o un gatto nero, rispettatelo, altrimenti potrebbe nuocervi” …

Un’altra volta ha detto:”Chi ha fatto il malefizio è una povera persona che vorrebbe far andar via gli inquilini da casa per entrare lei!”

Un giovane, pur esso convinto del … maleficio, per far cessare tale … maleficio, fa la proposta di prendere i famosi sassi che vengono dal … diavolo, unirli a un crocifisso, e farli bollire. Lo rimprovero e lo metto in guardia da un simile gesto. Temo però che sia deciso a farlo.

Si diffondono voci e calunnie di ogni genere. Si dice per esempio che la casa è di male acquisto; che l’Arianti Lucia, padrona della casa, mentre era mia domestica (lo fu per un anno) si teneva le elemosine delle Sante Messe che i fedeli venivano a far celebrare quando io ero assente. Si dice perfino che la medesima mi aveva rubato oggetti sacri i quali erano nascosti sul solaio; per questo la casa era maledetta, e i … diavoli vi gettavano i sassi.

Queste cose, diffuse anche in altri paesi, furono dette a un certo numero di persone.

Si dice perfino che la Lucia è una fattucchiera che ha addosso … quattro diavoli! – E chi più ne ha, più ne metta.

Naturalmente sono tutte calunnie prive di ogni fondamento

  • Lunedì 27 Febbraio 1961 –

Tranquillità in casa Dell’Aquila. Il Pasquale, che passò una settimana di terrore, ed è deciso di ammazzare l’autore di queste cose, se arriva a scoprirlo, da me rassicurato e confortato riparte per il suo lavoro a Como.

Lunedì sera viene la Lucia da Brescia dove si trova in servizio e passa tranquilla, come i Dell’Aquila, la notte sul solaio dove ha la roba e il letto.

  • Martedì 28 Febbraio 1961 –

Ore 15.- Viene in casa mia la Lucia la quale mi dice che ha dovuto chiamare il muratore (Chimini Antonio di Berlingo) e il falegname (Bettinetti Giovanni detto “Giuanì spissighì”) per far riparare il congegno di chiusura del lucchetto e farlo assicurare bene, perché quando salì la sera prima, tale congegno si staccò con facilità, e potè alzare la portiera senza aprire il lucchetto.

Martedì stesso i carabinieri di Travagliato mandano a chiamare per le ore 15 Clerici Antonio, Armando e la sua sposa, la sposa di Pasquale e la di lei sorella di 16 anni.

Alle ore 21 vado anch’ io in caserma per raccomandare comprensione e umanità, e per farli ritornare a casa.

Fu chiamato anche il giovane N.N. ma era assente per lavoro.

Il comandante raccomanda di dire la verità e assicura il colpevole che non sarà punito né sarà conosciuto il suo nome.

Io faccio alcune osservazioni e dico parole di conforto.

Si incomincia l’interrogatorio individuale e segreto davanti al comandante, ma con esito negativo. Anche quelle persone su cui cadono i maggiori sospetti si ostinano a negare.

Rimane ancora da interrogare N.N. il quale la notte di sabato 25 Febbraio aveva detto al giornalista: “Io conosco il segreto”. Stiamo a vedere…

  • Mercoledì 1 Marzo 1961 –

E’ interrogato dai carabinieri N.N., il quale afferma che crede poco agli spiriti, e sta sempre sulle negative. Il comandante non riesce a dipanare la matassa.

  • Domenica 5 Marzo 1961 –

Vengono due professori da Bologna, accompagnati dal medico condotto di Trenzano – Berlingo, Dott. Nereo Omero, e chiedono informazioni sui sassi caduti, e altri fenomeni. Fanno la fotografia della casa dall’esterno. Dicono che sono esperti in queste cose, e che i fenomeni potranno riprendere.

Volevano parlare con me ma io non li ho visti perché ero in chiesa per la Dottrina. Dico sinceramente che alle loro affermazioni io credo un fico secco.

  • Giovedì 16 Marzo 1961 –

Una persona di Berlinghetto dice a Braga Teresina queste testuali parole: “Quanto agli spiriti, io conosco il segreto”. E siccome Braga Teresina dice: “Lo so, dicevano che la casa era maledetta perché fabbricata con i denari della chiesa che il curato ha dato alla sua domestica per fabbricare la casa” allora quella persona rispose prontamente: “No, no, queste sono sciocchezze; ci sono altre cose molto più gravi!”.

  • Venerdì 17 Marzo 1961 –

Quali sono queste cose molto più gravi? Oggi le ha svelate la medesima persona, e riguardano me. Alcune persone insinuano che nella venuta dei carabinieri a Berlinghetto, io ho la parte principale perche li ho fatti venire io. – Dico subito che non mi son mai neanche sognato; anzi ancora fin dal primo giorno in cui era tornato dal lavoro Dell’Aquila Pasquale fatto venire apposta, e precisamente lunedì 20 Febbraio, ho dissuaso il Pasquale che era deciso di chiamare i carabinieri. Sarebbe stato meglio, e la beffa sarebbe finita ancora sul nascere …

Dicono che io ho svelato i miei sospetti su alcune persone le quali perciò furono chiamate in caserma, e quando io sono andato in caserma per farli liberare, è stata una finzione, per coprire il mio “tradimento”.

Così a questo scopo fingo di interessarmi per trovare un posto di lavoro in Brescia ad Armando. Aggiungo subito che e già da parecchi mesi, ancora molto prima della “Comparsa degli … spiriti” che sto cercandogli questo posto.

Ore 18. – Vengo a conoscere che la mamma di Pasqualina, la sposa di Dell’Aquila Pasquale, è andata a S. Maria di Capua, vicino a Caserta, da uno stregone (“Chi non crede non entri” sta scritto sulla sua porta). Lo stregone diede questa spiegazione: “In tempi antichissimi, al posto della casa c’era una chiesa, e sotto vi sono dei morti che hanno bisogno di suffragio. Gli spiriti perseguitano in modo speciale la Pasqualina, perché troppo debole.” – Bella spiegazione! ma non convince… Appena ebbe notizia dei … “diavoli” la mamma di Pasqualina fece la visita allo stregone.


Questa è la … cronaca di quanto ho potuto sapere sugli … “spiriti di Berlinghetto”.

Alcuni giornali hanno parlato perfino di sassi “infuocati”. Erano sassi comuni raccolti sulla strada vicina dai principali protagonisti. Alcuni di questi sassi, poveretti, forse sono finiti a bollire in pentola col crocifisso …

Et de hoc satis! (E su questo argomento basta!)

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Così conclude don Adriano dopo aver riportato il Diario di don Giovanni sul bollettino parrocchiale:

“Ora siete liberi di pensare ciò che volete. Però vi dico quel che penso io: le vicende accadute a Berlinghetto nel 1961 sono state una solenne turlupinatura. Infatti il diavolo a Berlinghetto ha tutt’ altro da fare che spaventare due povere famiglie. Il suo lavoro a Berlinghetto, come altrove, è molto più serio ed impegnativo, e purtroppo anche non poco fruttuoso, come si può constatare, conoscendo come vivono oggi tanti cristiani.”


In seguito agli strani avvenimenti di Berlinghetto, la cui fama ormai si diffondeva ovunque, ecco copia delle lettere inviate al curato don Cominelli da parte del Vescovo di Brescia, mons. Giacinto Tredici, e da don Giovanni Lorini, salesiano nativo di Berlinghetto.

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DON GIOVANNI LORINI

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1961 – DAI GIORNALI

La fama degli spiriti di Berlinghetto si diffonde velocemente ed i giornali pubblicano articoli per soddisfare la curiosità della gente.

Si ringrazia il signor Felice Coffetti di Berlingo, per avere ridestata dopo vari anni la curiosità sulla vicenda degli “spiriti” o “fantasmi” di Berlinghetto e per aver raccolto le pubblicazioni del Giornale di Brescia sull’argomento.

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Giornale di Brescia – 25 febbraio 1961

Leggenda smentita: si fanno vivi in una casa nuova

I CHIASSOSI FANTASMI DI BERLINGHETTO

Lampadari infranti, quadri che si staccano dalle pareti, sassi infuocati lanciati da mani invisibili; ce n’è abbastanza per mettere in agitazione gli inquilini e sovreccitare la fantasia della popolazione – Qualcuno dice di conoscere il mistero ma tiene la bocca chiusa – S’incrociano gli interrogativi.

Da alcuni giorni questa piccola frazione, spersa nella pianura bresciana, è assurta agli onori della cronaca, delle conversazioni giornaliere, è divenuta meta insolita e preferita di un gran numero di persone provenienti dai paesi circostanti. La vita tranquilla di questa gente campagnola abituata solo al gran silenzio dei campi, all’immobilità lunare di queste magnifiche notti di primavera precoce, ha subito un’imprevedibile scossa. La ragione di tutto questo è data dal propagarsi veloce, da una casa all’altra, da un paese all’altro, della notizia che uno “spirito maligno” si è presa la briga di fare visite non gradite ad una famiglia del luogo.

Di sassi che volano lanciati da monelli impertinenti, o da esagitati facinorosi si sente spesso parlare e non costituiscono per sé materia di sufficiente interesse, ma sassi lanciati nel cuore della notte che rompono lampadari, cadono con tonfi impressionanti vicino a letti dove dormono persone, è un fatto da non lasciare certo tranquilli.

Quando poi la cosa si ripete per un’intera settimana, allora l’incredulità e lo scetticismo si tramutano in ansia, di più in terrore.

A Berlinghetto, un piccolo agglomerato di case alla periferia di Berlingo, abita in una casa nuova un nucleo di immigrati casertani. Da due anni la decina di persone si è stabilita nel borgo in cerca di quel lavoro che la loro terra avara ha sempre rifiutato e le cose, almeno sembra, non si sono messe affatto male. Le famiglie sono costituite da due fratelli: Armando e Pasquale Dell’Aquila che con mogli e figli hanno trovato sistemazione nella casa della signora Lucia Arianti del posto.

I fatti misteriosi, così come li ha raccontati Armando, sono cominciati venerdì scorso. Nella notte, poco dopo le tre del mattino, un urlo dei piccoli, che dormono nella stanza accanto, fa sobbalzare i genitori che accorrono. Un maschietto, la faccia rigata di lacrime, le pupille spalancate dal terrore, racconta di aver sentito due mani diaccie passargli sul viso. Il padre lo rassicura, ma stante la paura del piccolo si corica accanto a lui.

Appena spenta la luce però c’è nella camera, sono sempre parole degli interessati, c’è un sentore di cose che si muovono, un cuscino ai piedi del letto viene tolto da una mano invisibile, una sottoveste s’invola frusciando e l’uomo che ascolta attentamente i rumori viene colpito in pieno volto da una scatola di bottoni che era sul comodino vicino. Altro urlo spaventato, questa volta del genitore, che balza di corsa nella vicina camera dove dormono gli altri familiari. In breve la tranquillità scompare. Si fanno mille supposizioni. La casa viene attentamente esaminata nella speranza di trovare una spiegazione allo strano caso. Sopraggiunge così l’alba.

Si pensa di non dare pubblicità alla cosa. Ma altri fatti si verificano durante la giornata di sabato. Poi le prime voci circolano.

Prima, timidi, poi sempre più interessati i vicini si fanno sull’uscio. Domandano, viene loro risposto. Sulla casa, sul piccolo rione comincia a calare una forma sconosciuta di paura. Di sera, nonostante la mitezza del tempo favorisca le veglie, ci si rinchiude in casa, non si sa mai.

Domenica due giovani del paese, Antonio Clerici e un certo Luciano, accompagnati da altri amici, tutti del paese si misero di guardia alla casa decisi a scoprire l’arcano. Ad un tratto un tonfo. Un sasso picchiava con violenza sulla testiera del letto, finendo per terra. Un quadro appeso sopra il letto, di quelli che raffigurano la Sacra Famiglia, si staccava e cadeva sulle coltri.

Ma il fatto più strano, più arcano, più diabolico, si può dire, si è verificato nella notte di lunedì: il fatto, del resto, ci viene raccontato da diverse persone presenti al momento dell’accaduto, fra le quali il Parroco che però si limita solo a riferirci ciò di cui è stato testimone senza avanzare giudizi. Stavano dunque alcune persone parlando con gli inquilini quando un ripetuto rumore, come di un bastone percosso a mo’ di mazza sul pavimento, si sente provenire dal soffitto; a ciò la signora Rosette esclama: – Va via tu! – e per tutta risposta si sente ripetere il rumore provocato con più violenza. Siccome la soffitta che contiene oggetti personali della proprietaria Arianti Lucia è chiusa a chiave e lei sola ne è ovviamente in possesso, viene immediatamente avvertita e pregata di portarsi sul posto per procedere ad una verifica. La signora accorre, la soffitta viene meticolosamente ispezionata con l’evidente ed altrettanto cauto intento di scoprire una causa più plausibile del supposto “diavolo”. Ma ogni ricerca è vana: tutte le cose sono al loro posto, nulla fa supporre che i rumori avvertiti siano stati provocati da assestamenti delle masserizie, non vi sono tracce della presenza di animali.

Martedì, perdurando le strane sassate, i familiari hanno avvertito Pasquale che lavora a Como. Il giovane arrivato e messo al corrente della strana faccenda, ha assistito impotente ad una serie sconcertante di manifestazioni. Le donne ora vogliono lasciare l’abitazione nella quale è impossibile vivere. Gli uomini dal canto loro hanno già perso una settimana di lavoro, i bimbi spauriti non vogliono andare a scuola: in una parola i Dell’Aquila sono paralizzati dalla vicenda.

Nella notte poi un altro fatto inspiegabile, sempre secondo il racconto degli abitanti, veniva a sconvolgere la già compromessa quiete domestica. Mentre nel pomeriggio Armando era a letto con i bambini e nella cucina si intrufolavano curiosi visitatori, un sasso da chissà dove entrato, mandava in frantumi il lampadario della camera da letto. Svegliato di soprassalto, mentre i bambini scoppiavano in lacrime, il Dell’Aquila raccoglieva il sasso che era caldo come se uscisse da una fornace.

Questa in breve la situazione. Confessiamo che siamo scettici circa la veridicità dell’accaduto anche se è comprensibile lo stato di suggestione che s’è impadronito della casa e dei suoi abitanti. Sta di fatto tuttavia che qualcosa di anormale sta accadendo nella casa.

Intanto i visitatori si moltiplicano; da ogni paese vicino si riversano a frotte, con ogni mezzo, nelle strade della piccola frazione, nella casa dei sigg. Dell’Aquila costringendo ora uno ora l’altro inquilino e testimone ha ripetere cento volte le stesse cose.

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Giornale di Brescia – 26 febbraio 1961

Forse un colpo di scena nelle prossime 24 ore

I CARABINIERI A BERLINGHETTO SI INTERESSANO DEI FANTASMI

L’Arma intende ora chiarire definitivamente le misteriose vicende accadute in casa Dell’Aquila

La vicenda dei “Fantasmi di Berlinghetto” è ormai giunta all’undicesimo giorno e pare che il caso sia sempre avvolto nel mistero. La situazione in casa Dell’Aquila si va facendo sempre più pesante. La capacità di resistenza, specie dei due capi famiglia, Pasquale ed Armando, va scemando. Il Pasquale, nella notte di venerdì, al verificarsi dell’ennesimo lancio di sassi, è scoppiato in pianto. Nel pomeriggio di Sabato il comandante della stazione carabinieri di Travagliato si è recato sul posto, ha visitato la casa, ha ordinato che i cancelli fossero chiusi sì da impedire l’accesso dei curiosi alle stanze dell’abitazione.

Ciò permette ai Dell’Aquila una maggiore tranquillità e impedisce un’invasione non del tutto giustificabile da parte dei curiosi, tanto più che le manifestazioni dell’ancora imprecisato disturbatore hanno luogo solo se c’è poca gente. Tuttavia il provvedimento non ha impedito che davanti il cancelletto dell’abitazione si fermasse, specie nella serata, quando il paesaggio si fa più suggestivo e fra la folla si fa strada la psicosi della paura collettiva, un folto pubblico, che il fangoso vicolo si animasse dall’ormai consueto viavai, che l’osteria del signor Bellini si riempisse oltre misura di clienti sempre ben disposti a riempire i calici, sempre pronti a discutere i casi del giorno arricchendoli di considerazioni fantasiose.

Frattanto la situazione, mentre da un lato sta sempre più complicandosi ed arricchendosi di particolari che non trovano una benchè minima giustificazione attendibile, d’altra parte si va invece progressivamente delineando e riducendo a considerazioni più realistiche e veritiere.

Infatti, se ora la morbosa curiosità della folla va aumentando (la curiosità resta tale, senza cioè diventare credulità), all’interno dell’abitazione non si sono verificati nella notte di sabato altri lanci di sassi.

L’ultima pietra è stata lanciata nel pomeriggio di sabato verso le ore 13,30. Questo è il fatto che nel corso della vicenda è senz’altro il più significativo per tante ragioni fra le quali, non ultima, è che ha permesso ai Dell’Aquila di riposare tranquillamente per un’intera giornata. Pasquale e Armando, sulle cui spalle pesa il carico del mantenimento di sette persone, sperano di poter presto riprendere il loro lavoro.

Ieri, giorno festivo, è stato particolarmente favorevole al gran concorso di pubblico: le strade della piccola borgata erano più animate del solito, la canonica era spesso visitata da curiosi conoscenti e no del curato don Giovanni Cominelli.

A conclusione di questa nota ci preme sottolineare che oggi c’era nell’aria qualcosa di nuovo, qualcosa, insomma, che ulteriormente definita dovrà condurre allo sblocco della vicenda che ha già fin troppo tormentato questa piccola borgata.

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Giornale di Brescia – 27 Febbraio 1961

In casa Dell’Aquila, a Berlinghetto, è tornata la calma

ARRIVATI I CARABINIERI I FANTASMI HAN FATTO FAGOTTO

Niente di nuovo in casa Dell’Aquila anche per la notte di domenica e per tutta la giornata del lunedì. Quando oggi ci siamo recati per un’ulteriore visita abbiamo trovato una profonda calma entro e fuori la casa “spiritata” di Berlinghetto. Tuttavia l’emozione, l’interesse della gente non è scemato: semmai si va facendo più tormentato o per lo meno si fa più esigente. La gente ha bisogno, in casi del genere, di una verità, di una spiegazione la quale, allo stato delle cose, non può venire che, a nostro avviso dall’autorità di polizia.

In questi giorni abbiamo seguito attentamente le vicende, abbiamo raccolto molti elementi, abbiamo ascoltato cento volte la narrazione dei fatti, abbiamo parlato ora con questo, ora con quello e tutto abbiamo vagliato e considerato non tanto e solo per pura curiosità quanto piuttosto per riuscire a trovare una obbiettiva giustificazione di quanto è accaduto.

Ora noi non vogliamo atteggiarci né a poliziotti né a competenti di spiritismo, ma vogliamo solo sottolineare che fin da principio la faccenda ci è parsa completamente priva di un qualsiasi fondamento spiritistico e perciò siamo girati intorno ad essa alla ricerca di una soluzione più concreta, più pratica. E ci siamo convinti che il detto “ l’abito non fa il monaco ” può essere risolto in questo “ il sasso non fa il diavolo ”.

Come può infatti uno spirito maligno preoccuparsi di un orario, di evitar il folto pubblico? A meno che non sia tanto discreto e sensibile da voler scansare ogni elemento che implicherebbe delle responsabilità civili per danni arrecati alle persone eventualmente colpite in testa.

I sassi sono caduti quasi tutti alla stessa ora e sempre con la testimonianza di poche persone, sempre (o quasi) le solite. Un’altra considerazione inoltre va fatta a questo proposito: la natura dei sassi. Questi infatti, stando alle voci del popolo, si presentavano addirittura roventi, mentre in seguito a precisa domanda e ripetuti esperimenti è risultato che la temperatura di detti “sassi diabolici” deriva semplicemente dal calore umano. Certo che, ancora, fra i tanti fatti raccontati in giro, molti sono frutto della fantasia influenzata dalla psicosi che si è impadronita della folla, altri sono tolti di peso da altre vicende accadute chissà quando e dove, altri ancora nati dalla maligna vena inventiva di alcuni visitatori che più che padroni di sé sono interessati e li hanno creati di proposito per imporre alla vicenda una veste di maggior credulità.

Coloro invece che, scartando a priori la presenza della mano del diavolo, hanno tentato di dare una spiegazione più concreta del fatto, non ci sembrano davvero molto obiettivi e sempre azzardati nei giudizi in quanto è facile intravvedere nelle loro argomentazioni un atteggiamento di speculazione personale.

Comunque oggi, data la nuova situazione, è facile circoscrivere i fatti di spettanza dell’autorità di polizia la cui azione già in corso di svolgimento, siamo certi, sbroglierà presto la matassa.

Esclusa a ragion veduta la possibilità di presenze spiritualistiche, non resta che da rivolgere lo sguardo su questa terra. Su che cosa, su chi? Questo è il punto sul quale la polizia dovrà appuntare, come farà certamente, i suoi sguardi col fine di precisare e attribuire le responsabilità e i moventi.
A noi compete solo il dovere e il compito di fare la cronaca, di fare osservazioni. Una circostanza è, comunque, ben precisa. Intervenuti i carabinieri, i fantasmi hanno fatto fagotto. Sta di fatto che in queste ultime ore tra la gran massa di personaggi alcuni hanno richiamato la nostra attenzione e si vanno staccando dall’amorfa fisionomia della collettività per assumere una visione più precisa nel fatto del “diavolo di Berlinghetto”. Infatti questi personaggi che abbiamo sempre osservato con interesse da quando siamo entrati sulla scena hanno avuto un atteggiamento non sempre coerente. Hanno rilasciato dichiarazioni spesso contradditorie. Non vogliamo anticipare soluzioni perché non è di nostra competenza ma ci vogliamo domandare: è possibile che l’incognito lanciatore di sassi sia riuscito a fare tutto da solo? E perché l’ha fatto?

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Giornale di Brescia – 11 marzo 1961

I FANTASMI DI BERLINGHETTO AL MICROSCOPIO

Sono venuti da Bologna per studiarli

Scrivevamo nelle ultime nostre note di cronaca che la vicenda dei fantasmi di Berlinghetto sarebbe logicamente finita in caserma per una conclusione di giustizia. Effettivamente i personaggi più importanti sono comparsi davanti al comandante dei Carabinieri di Travagliato ma nessuno ha deposto il falso. Intendiamo dire, cioè, che le narrazioni sono state tutte concordi, anzi, che tutti si sono dimostrati ancora una volta convinti che i fenomeni siano da imputarsi a forze extranaturali. Cosicché verrebbe quasi da pensare ad una revisione dei giudizi pronunciati in merito nei giorni precedenti. Va infatti notato anche che nei giorni scorsi un gruppo di studiosi del Centro studi di parapsicologia è partito addirittura dalla dotta Bologna per recarsi in quel di Berlinghetto.

La notizia delle strane visite dei fantasmi di casa Dell’Aquila si era sparsa ben oltre stretti confini della Bassa bresciana, era apparsa nelle colonne dei giornali di portata nazionale e la piccola borgata di Berlinghetto ha avuto il quarto d’ora di celebrità. Certo che scomodare persone serie, quali sono gli studiosi venuti da Bologna, non è cosa da tutti i giorni. Indubbiamente quelle rispettabili persone non sono corse come può correre un credulone sempliciotto, bensì si saranno recate sul posto per poter constatare se evidentemente sussistessero motivi o si fossero manifestati elementi interessanti per le ricerche proprie alle loro attività di studio.

Non eravamo presenti al momento della loro visita, ma possiamo ugualmente rivivere la scena: seguire l’affacciarsi sulle soglie di quelle rustiche case delle stesse persone che erano accorse incredule e smarrite al nostro apparire; intendere il nuovo intrecciarsi di commenti sui fatti la cui eco si era quasi persa nel breve lasso di pochi giorni.

Ricordiamo come una ingenua quanto buona vecchietta si ritrasse quasi atterrita quando le mostrammo l’ultimo diabolico sasso caduto in casa Dell’Aquila. Ma d’altra parte non possiamo fingere di non vedere confuso tra la folla qualche volto stranamente maligno, di non notare in alcuni certi segni di intima e cattiva soddisfazione: quella stessa che prova il bambino che riesce a far credere ai compagni, come vera, una delle tante storie di streghe che scorrazzano per il cielo a cavallo di una scopa, una delle solite storie di spiriti che ci tolgono, non veduti, la sedia mentre stiamo seduti.

Quelle persone sono forse un po’ deluse per la brevità, ma non troppo, del gioco. E anche noi, in verità, lo siamo: ci piaceva quell’atmosfera, ci sarebbe piaciuto assistere di persona a un fatto e poter esprimere così una nostra opinione. Delusi, forse, se ne sono tornati a Bologna gli studiosi di parapsicologia, delusi saranno gli abitanti di Berlinghetto di constatare che la borgata non appare più tra le cronache del giornale.

Sergio Tonelli